La percezione del cibo, conoscendolo dall’INTERNO viene completata attraverso la pratica, l’esperienza ed ovviamente la fruizione del cibo stesso. La fruizione, non il semplice consumo, accade quando interiorizziamo il nostro cibo. Il gusto è personale, interiore ed intimo. Ma allo stesso tempo è dato dalla combinazione di sensazioni fisiche e una categorizzazione culturale e può essere trasformato in un’esperienza sociale. Infatti gustare è un atto di traduzione, fare pubblica un’esperienza privata.
Inoltre il cibo rappresenta un piacere edonistico, il cibo è divertimento. In contrapposizione con la razionalità di Platone, la filosofia di Epicuro ha spiegato che “L’inizio e la radice di tutto ciò che è buono è il piacere (hedone) dello stomaco (gaster); anche la saggezza (Sophia) e la cultura devono riferirsi a questo”.
E’ possibile distinguere una sorta di “umanità culinaria” anche nelle filosofie asiatiche, dove il cibo è collocate al centro della vita culturale, in modo estetico.
Nella cultura cinese il cibo è espressione di forze opposte ma interconnesse, gli spiriti yin e yang, che governano il mondo: la luce ed il buio. Invece la religione buddista discute profondamente a riguardo del cibo e della moralità, riferendosi specialmente al rapporto tra esseri viventi (cioè l’uccisione di animali o la questione di cibarsi di animali).